
A cura di Marco Tricarico
Ai primi di novembre 2018 io e Lorenzo abbiamo partecipato al “Corso di formazione nazionale per il volontariato di P.C. da impiegare a supporto nelle attività emergenziali relative ai beni culturali”, tenutosi a Roma presso la sede del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Proverò a raccontarvi il percorso delle tre giornate anche se è piuttosto difficile condensare in un articolo la notevole mole di informazioni ricevute, col rischio di risultare imprecisi e/o noiosi. Per questo in anticipo vogliate scusarmi. Venendo al corso, nel pomeriggio del primo giorno è stata illustrata l’organizzazione del Sistema Nazionale di Protezione Civile. In Italia la protezione civile non è un compito assegnato a una singola amministrazione ma è una funzione attribuita a un sistema complesso, il “Servizio Nazionale della Protezione Civile” coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile. Spirito informatore del sistema è il principio di sussidiarietà : le responsabilità pubbliche devono essere attribuite all’autorità territorialmente più vicina ai cittadini interessati e lo Stato deve intervenire solo dove e quando gli enti territoriali non riescono a provvedere. Con riferimento alle emergenze, vengono classificati eventi di tipo A, fronteggiabili dai singoli enti ed amministrazioni competenti in via ordinaria (livello Comunale), eventi di tipo B che comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni (livello Provinciale/Regionale), ed eventi di tipo C, di rilievo nazionale che debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari (livello Nazionale, Dichiarazione emergenza, mobilitazione). A ciascun livello corrisponde l’attivazione di Centri Operativi a vario livello (Comunale, Intercomunale, Regionale, Nazionale e DICOMAC). Brevemente un centro operativo è organizzato in “funzioni di supporto” ossia in una serie di ambiti di attività che richiedono l’azione congiunta di soggetti diversi quali p.e. il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, Forze di Polizia, Enti e istituti di ricerca di rilievo nazionale, Strutture del Servizio Sanitario Nazionale, Volontariato Organizzato, CRI, Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, Servizi Meteorologici Nazionali, etc.. Per quanto riguarda la nostra sfera del Volontariato Organizzato, per operare nel settore della PC bisogna essere iscritti nell’Elenco Nazionale del Volontariato di Protezione Civile che è composto da un elenco centrale (Dipartimento di PC) e da elenchi territoriali (regioni, comuni). Sono stati evidenziati i compiti che possono essere affidati al volontario p.e. dal Piano di Protezione Civile comunale, distinguendoli dai quelli che gli sono proibiti. Potrà pertanto svolgere attività di supporto e assistenza alla popolazione in occasione di eventi che possono comportare grave rischio per la pubblica e privata incolumità in ragione dell’eccezionale afflusso di persone, mentre sarà sempre preclusa p.e. la facoltà di svolgere servizi di polizia stradale e regolazione del traffico veicolare. L’organizzazione di volontariato dovrà sarà sempre verificare la rispondenza dei servizi richiesti con le competenze in grado di offrire (presenza di volontari appositamente formati e qualificati, dotati di attrezzature e dispositivi di protezione individuale idonei per lo specifico impiego, sottoposti a controllo sanitario, in possesso delle necessarie abilitazioni, ove previste dalla normativa vigente e munito delle apposite e necessarie coperture assicurative).
Esaurita la presentazione del Sistema Protezione Civile, si è entrati nello specifico del tema distintivo del corso, ossia i beni culturali e la loro salvaguardia.
I Compiti del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), nella fase emergenziale, sono quattro: la Raccolta delle Segnalazioni del danno, il Rilievo e la stima economica del danno, la Messa in sicurezza del patrimonio Culturale (Beni mobili ed immobili), la Gestione delle macerie. Si fa notare come soltanto nell’aprile 2015, con apposita Direttiva, viene sistematizzata la gestione della salvaguardia dei beni culturali da parte del Ministero in caso di calamità naturali. A seconda della gravità si attivano Unità di Crisi di Coordinamento Nazionale (UCCN) e Regionale (UCCR). Nell’unità a livello nazionale i partecipanti (rappresentanti degli istituti di restauro e del catalogo e del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale) devono assicurare l’applicazione delle procedure operative da attuare da parte delle squadre di intervento, individuare gli strumenti informatici e schedografici, che consentano la gestione delle varie attività dal monitoraggio delle verifiche sismiche, alla gestione dell’emergenza fino alla fase di restauro e ricostruzione.
L’Unità di Crisi di Coordinamento Regionale (UCCR) del MIBACT, è quella che ci interessa più da vicino. E’ composta di tre unità:
1) Unità “Rilievo dei Danni al Patrimonio Culturale
2) Unità “Coordinamento Tecnico degli Interventi di Messa in Sicurezza
3) Unità “Depositi Temporanei e Laboratorio di Pronto Intervento sui Beni Mobili.
Tra i compiti dell’UCCR rientra quello di individuare e gestire le squadre per la messa in sicurezza dei beni culturali mobili nelle quali è previsto l’utilizzo anche di personale, adeguatamente formato, appartenente alle organizzazioni di volontariato di P.C. Tale personale può svolgere una serie di attività richieste dai funzionati del MIBACT, tra cui:
1) messa in sicurezza in loco dei beni con presidi che li preservino da agenti esterni dannosi;
2) allestimento e organizzazione dei depositi temporanei (creazione di strutture tubo-giunto, scaffalature metalliche, lettighe lignee);
3) spostamento in depositi temporanei;
4) selezione delle macerie di beni tutelati e di edilizia storica.
I volontari operano sempre a supporto dei funzionari MIBACT e sotto la loro supervisione.
Al fine di ricoverare i beni culturali mobili in depositi temporanei, le UCCR individuano, attraverso la specifica Unità operativa e in collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, preferibilmente in fase non emergenziale, i luoghi potenzialmente idonei sia in termini di sicurezza che di conservazione.
Proseguendo nel corso, personale del MIBACT ha poi illustrato cosa sia un bene culturale, come esso naturalmente degradi, e cosa sia il restauro. Beni culturali sono edifici, palazzi, chiese, centri storici, musei, gallerie d’arte, archivi, biblioteche, libri, documenti, dipinti su tela e su legno, oggetti d’arte, mosaici, vetrate, altari, organi, mobili, manufatti tessili, etc. Un elenco sterminato che viene catalogato in tutta una serie di banche dati. Sono stati illustrati i meccanismi di danneggiamento delle opere, di natura fisica (umidità, brusche variazioni di temperatura), chimica (luce, inquinanti..), biologiche (microorganismi, insetti..). E’ necessario avere ben chiaro come l’oggetto sia costruito, i materiali di cui è costituito e le sue condizioni. E’ stato mostrato anche con una esercitazione pratica come le opere devono essere trattate (guanti di cotone o di lattice) e movimentate, come ci si debba sempre proteggere individualmente per possibile presenza di polveri e/o contaminanti (maschere, occhiali, camici), cosa usare per l’imballaggio ed il deposito (carta velina, scatole di cartone, ovatta in poliestere, pluriball, etc..)
Per finire è stata presentata l’esperienza dal vivo vissuta dalla Dott.ssa Di Napoli del MIBACT nel suo ruolo di Coordinatore UNITA’ 2 Recupero Beni UCCR Lazio durante il sisma reatino del 24 Agosto 2016. Per il recupero dei beni bisognava pianificare ogni missione con l’indicazione per esempio della chiesa da ispezionare, previo lo studio del percorso di viaggio e della sua percorribilità. Quindi la missione veniva proposta a tutti i componenti le diverse rappresentanze istituzionali (VVF, CTPC, DICOMAC per i Volontari, Segretariato – Unità 3 del Deposito, Forestali Carabinieri per la scorta al trasporto, Diocesi, eventuali aiuti di restauratori MIBACT). Ricevuta conferma anche telefonica dai vari interlocutori, bisognava cercare il possessore delle chiavi dell’edificio da raggiungere, attraverso i Parroci , la Diocesi di Rieti, e sul posto il custode. Bisognava poi preparare tutto il corredo tecnico necessario (elenco dei beni da cercare, attrezzatura per numerazione, foto, levachiodi, spazzole, carta, scatole etc..). Arrivati sul posto, i VVFF controllavano lo stato della struttura, e, se OK, si individuavano rapidamente i beni da recuperare, si trasportavano all’esterno dell’edificio e cominciavano le operazioni di numerazione con foto, misurazione, imballaggio e allestimento di elenco provvisorio. A quel punto i beni si trasportavano al deposito, sotto la scorta dei carabinieri, accompagnati ciascuno da scheda e foto. Successivamente, allestito un laboratorio, le opere passavano alle cure necessarie per il ritorno nel luogo di origine.
A conclusione di questa densa tre giorni, in doveroso omaggio alle persone colpite dalle catastrofi naturali, alla loro storia e alle loro tradizioni, un pensiero finale di uno dei relatori:
“ Un evento calamitoso è, per sua natura, distruttivo. E’ dovere di tutti, tecnici del settore e non, mettere in campo tutte le forze ed energie necessarie alla salvaguardia e messa in sicurezza del patrimonio culturale, non solo in quanto espressione di un valore storico artistico, ma perché rappresentativo della nostra stessa identità storica”.