
A cura di Lorenzo Mazza
Ore 20.00 di una calda sera di settembre. Accendo la TV. Al telegiornale ascolto una serie di fatti ed avvenimenti, riportati con i soliti toni sensazionalistici dei giornalisti, “Oggi nel Mediterraneo è avvenuta la più grande tragedia dall’inizio dell’anno”; “Nella città di Vattelapesca si è celebrato il matrimonio del secolo fra l’attore X e la modella Y”; “Battuto il record dei record alle Olimpiadi di Rio”; “L’estate 2016 è stata quella con più incendi di sempre”;…
Fra le tante informazioni che distrattamente vanno ad occupare la mia mente una di queste mi colpisce. Veramente questa estate è stata caratterizzata da un gran numero di incendi? Non lo posso verificare, sono costretto a credere a quanto ascolto. Ma l’esperienza che ho avuto con la protezione civile, durante i mesi estivi, mi fa credere che sia vero. Senza dubbio è stata un’estate calda, anzi, rovente, non tanto dal punto di vista delle temperature, ma per diverse settimane non è piovuto e di conseguenza la nostra associazione, unitamente alle molte altre associazioni che operano sul territorio di Roma Capitale, ha avuto un gran bel da fare nello spegnere incendi.
Forse qualche giornata tranquilla c’è stata… il 27 agosto ad esempio, quando l’unico veramente impegnato è stato Claudio nella veste di autista, mentre l’addetta allo spegnimento (Cristina) ha potuto dormire sonni tranquilli nel retro del mezzo. Ma ci sono state anche giornate in cui la radio comunale e quella regionale non hanno taciuto un secondo, mettendo a dura prova i timpani dei componenti della squadra AIB di turno. Ricordo quell’infinito 28 agosto, giorno in cui la squadra AIB (Anti Incendio Boschivo) del NOAR, formata da Claudio (caposquadra), Danilo (autista) e dal sottoscritto (addetto allo spegnimento) non si è fermata neanche un istante. E la pizza, acquistata per pranzo, è stata riportata integra nel cartone a casa la sera. Provo a ricostruire quella giornata e lo faccio usando quale forma verbale il presente, tanto è vivo il ricordo di quei momenti…
Arrivati nella zona di azione (Parco della Marcigliana, Roma nord), una comunicazione via radio allerta tutte le squadre presenti nell’area riferendo di un incendio in zona Via di Settebagni. La suddetta squadra del NOAR, con la consueta professionalità che contraddistingue tutti i membri dell’associazione, si reca con velocità sostenuta ma in totale sicurezza e a lampeggianti e sirene rigorosamente spenti (in assenza di autorizzazioni specifiche, queste sono le disposizioni) sul luogo dell’incendio. Sul posto vediamo intervenire, oltre ad altre associazioni di PC, anche due mezzi dei VVF, polizia, carabinieri, vigili urbani (i quali chiudono la strada al traffico) e alcuni mezzi della PC comunale, tra cui un’autobotte per il rifornimento dei moduli montati sui pick-up delle associazioni presenti.
L’intervento ha inizio alle ore 14.00. In qualità di addetto allo spegnimento tocca a me intervenire direttamente sul fuoco. Innanzi tutto indosso i vari DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) del caso: guanti, casco, fazzoletto, mascherina. La sicurezza viene prima di tutto, sempre! Sono orgoglioso di appartenere ad un’associazione che fa della sicurezza del volontario un suo cavallo di battaglia! Dapprima si cerca di mettere in sicurezza l’area limitrofa al bordo strada, anche per una possibile riapertura della stessa. Noi volontari presenti possiamo intervenire solo in alcuni tratti specifici, mentre lo spegnimento di altre aree è lasciato alle squadre dei vigili del fuoco, vista la presenza di immondizia, copertoni e materiale altamente infiammabile e senza dubbio pericoloso, poiché la combustione genera un odore acre e particolarmente fastidioso. Mentre metto in pratica quanto imparato nei vari corsi sull’AIB ai quali ho preso parte in questi anni (prima va nebulizzata l’acqua per abbassare la temperatura nella regione in cui opero, poi agisco con un getto più forte, camminando sempre a favore di vento e senza perdere di vista il mezzo associativo), penso ripetutamente a quanta gente, incivile, abbandona lungo la strada immondizia di ogni tipo, la quale diventa un ottimo innesco per incendi. Se solo tutti noi fossimo dei cittadini più responsabili e avessimo a cuore l’ambiente che ci circonda, si vivrebbe in un mondo senza dubbio migliore.
Le fiamme lungo la strada vengono spente, ora occorre addentrarsi sulle colline circostanti in cui il fuoco avanza a velocità impressionante, aiutato da un vento basso ma costante. La scena è da “film”: i vigili del fuoco con delle tenaglie scassinano il lucchetto che chiude la strada di accesso alla zona incendiata; con i pickup saliamo sulle colline dove riprende l’azione di spegnimento, aiutati dalla presenza di un elicottero della protezione civile che rovescia secchiate d’acqua in più punti, specie nelle zone alberate. Respirare il fumo, camminare fra rovi alti indossando una tuta pesante, sotto il sole, con il caldo del fuoco e la fatica di dover tirare il naspo che puntualmente si incastra nel terreno e fra i rami… non è cosa facile! Così i tre componenti della squadra del NOAR si alternano nell’opera di spegnimento, assicurandosi che almeno uno dei tre rimanga vicino al mezzo per controllare che non venga raggiunto dalle fiamme e per monitorare il livello dell’acqua.
La zona interessata dalle fiamme è decisamente ampia (dell’ordine di qualche ettaro). In alcuni punti l’intervento si rivela più complicato del previsto, come ad esempio in fondo ad una scarpata nella quale a turno ci caliamo, aiutati dal naspo che per un momento assume la funzione di corda, sostenuti dai compagni di squadra rimasti in alto a governare il modulo e a controllare la situazione generale. Anche l’opera di bonifica risulta piuttosto impegnativa, vista la grande quantità di brace fumante presente nelle zone dell’incendio.
Alle 18.30 l’intervento è concluso. Altro record da segnare nel guinnes dei primati, almeno per un socio del NOAR: il modulo da 450 litri è stato riempito 7 volte nel corso dell’operazione e, durante le 4 ore di intervento, ho bevuto 2 litri e mezzo di acqua. Una giornata da ricordare!
Al rientro in sede, stanchi ma contenti, osserviamo una colonna di fumo proprio a qualche centinaio di metri dalla sede. Dei ragazzini hanno dato fuoco, per gioco, a delle sterpaglie nel parco dietro la parrocchia di Largo Agosta, e non sono riusciti a controllare il piccolo incendio, che si è allargato e minaccia di avvicinarsi ad un garage limitrofo. Ci guardiamo in faccia, ci chiediamo cosa sia meglio fare. Siamo sporchi, ancora di più siamo stanchi, la voglia di toglierci la pesante divisa e di immergerci sotto una doccia è tanta. Alla fine decidiamo di fare ciò che riteniamo essere più giusto: intervenire. A tutti i presenti, che ci guardano tra interesse e stupore (sembriamo la squadra di Ghostbuster) spieghiamo che siamo volontari di protezione civile e che, seppure questa non sia la zona di nostra competenza, riteniamo fondamentale intervenire. Più che la cortesia di aver spento l’incendio, speriamo di aver lanciato ai presenti un messaggio, una testimonianza positiva, soprattutto a quei bambini che, annoiati dalla solita routine e forse cresciuti con troppa play station e poca educazione, si sono divertiti ad accendere un fuoco, senza minimamente immaginare i rischi della loro azione apparentemente innocua (e se dietro le sterpaglie si fosse nascosto materiale altamente infiammabile o esplosivo?). Rifletto: penso che il NOAR debba fare anche questo: testimonianza ed educazione. Non solo nelle scuole, dove a partire dallo scorso anno abbiamo iniziato alcune attività di sensibilizzazione, ma anche nelle vie e nei quartieri in cui operiamo.
Ore 20.30. Il mezzo è parcheggiato, si torna a casa. Una giornata nel NOAR, più movimentata di altre senza dubbio. Una giornata in cui abbiamo lanciato una goccia di speranza in un mare di malcostume e inciviltà. Ma da tante gocce come queste nascono gli oceani.