
A cura di Manuela Smecca
Sabato 2 Aprile, ore 07:00, suona la sveglia. Oggi non lavoro ma comunque sono mattiniera, mi aspetta una lunga giornata tutta dedicata all’associazione di volontariato di protezione civile di cui faccio parte e per la quale ricopro con orgoglio il ruolo di Vicepresidente. Si tratta del NOAR (Nucleo Operativo Alfredo Rampi); quando lo pronuncio mi si riempie la bocca, non ho figli ma a volte penso che sia la stessa sensazione che una madre sente quando pronuncia il nome di un figlio.
Indosso la divisa, calzo gli scarponi e penso: “Non sarà impresa facile con il caldo”. Ma la prima cosa che mi è stata insegnata quando sono entrata in questo gruppo è che i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) vanno sempre messi tutti, malgrado non mi serviranno per il corso che inizio di mattina, bensì solo per il servizio del pomeriggio; e poiché non sono Superman che si cambia dentro le cabine del telefono, la decisone è obbligata.
Alle ore 09:00 mi trovo in Via Pacinotti di fronte ad una delle sedi della CRI (Croce Rossa Italiana) di Roma, iniziamo la formazione programmata in 4 giornate dedicata al Primo Soccorso. Sono con alcuni soci veterani, 4 nuovi aspiranti e alcuni amici/parenti che si sono voluti unire: a tutti può servire sapere come comportarsi in determinate situazioni di emergenza. Per noi anziani è un modo per ripassare e rinnovare i protocolli che vengono modificati ogni 5 anni mentre per i nostri tirocinanti è essenziale partecipare perché senza questo corso non viene data loro la possibilità di prendere parte ai servizi.
Sotto le precise informazioni di Nella e Pawel, i due volontari che sono i nostri formatori, diamo via alla prima giornata di corso: si parla di autoprotezione, articoli 593 e 54 sull’omissione di soccorso e sullo stato di necessità, triangolo della vita, catena della sopravvivenza, corretta chiamata al numero di emergenza 112, posizione laterale di sicurezza, RCP, ed infine si effettua la faticosa simulazione con i manichini dalle sembianze di neonati, bambini e adulti. Alla fine si fanno le ore 14:00, per oggi il corso finisce senza quasi neanche essersene resi conto: la mattina è volata!
Mentre i miei compagni finiranno il loro sabato pomeriggio in commissioni personali e relax, io lo continuerò prendendo servizio, a Piazza San Pietro, per la prima giornata della Spiritualità della Divina Misericordia.
In postazione mi aspettano Francesco e Massimo. Avendo con me i fratini e la radio comunale, mi sono praticamente investita del ruolo di capo squadra. Arrivo con un po’ di ritardo e con non poco affanno, ma nonostante ciò in maniera serena e sorridente mi presento alla postazione del PCA per dare l’inizio servizio. Siamo in loro supporto, ci chiedono di rimanere lì intorno; le prime direttive sono di controllare l’inizio flusso d’entrata dei pellegrini a ridosso fra Via della Conciliazione e Piazza San Pietro. Dopo pochi minuti, però, ci danno il preciso compito di non far passare nessuno che voglia uscire dall’area in cui le forze dell’ordine stanno facendo i controlli, per evitare che si trovino persone dietro senza accorgersene.
Il pomeriggio sarà caratterizzato dalla frase “Uscita? Exit?” indicando con la mano dove dirigersi. Canti liturgici e balletti sul sagrato della chiesa, per me la più bella del mondo, ci accompagnano fino all’inizio della messa, momento in cui per tutti i volontari ci sarà un po’ di calma, per poi essere nuovamente attivi per il deflusso finale.
Alle 19:30 arriva il fine servizio al quale faccio seguire il mio saluto ai coordinatori del comune di Roma e ai miei compagni di squadra prima di fare ritorno a casa.
Che dire… un sabato pieno di momenti di concentrazione, di studio, di corse e di grande sforzo fisico ma anche ricco di risate e di soddisfazioni, contenta di averlo vissuto e di esserci stata.